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Riscaldarsi a legna fa bene. Anche all’economia.

I vantaggi non solo ambientali della filiera legno-energia.

Usare in modo virtuoso le nostre foreste avrebbe un impatto positivo non solo sul clima, ma anche sull’occupazione locale. Lo dimostra un recente studio dell’Agenzia Energetica Austriaca, che, su incarico del Fondo austriaco per il clima e l’energia, ha messo a confronto e quantificato gli effetti della sostituzione delle fonti fossili per il riscaldamento con legna o pellet di origine locale.

 

COME LA FILIERA DELL’ENERGIA “VERDE” CREA POSTI DI LAVORO

Nello studio austriaco si è immaginato un caso ideale in cui la filiera produttiva “dal bosco al camino” si sviluppa interamente su scala locale. Dalle attività di cura del bosco, al trasporto del legname, alla sua trasformazione in legna e cippatofino all’arrivo alle stufe, ai camini ealle caldaie, l’energia “verde” lungo il suo percorso crea occupazione locale.

Anche la filiera delle energie fossili e non rinnovabili crea occupazione. Pensiamo alle attività di estrazione dal sottosuolo, trasporto nei depositi e nelle raffinerie, fino al consumatore finale. Tuttavia, in questo caso, l’occupazione non è regionale, ma si crea lungo il tragitto tra i Paesi di origine (in primis Paesi Arabi, Kazakistan, Nigeria, Russia, Libia) e il consumatore finale.

Al contrario, le biomasse legnose lasciano il loro valore economico e il loro effetto positivo sull’occupazione in gran parte all’interno dei confini regionali dove l’energia verde viene prodotta e consumata.

Hartberg

 

100% BIOMASSE CONTRO 100% FOSSILE: 3 A ZERO

Lo studio ha inizialmente preso in considerazione i dati di una regione modello, quella di Hartberg, una tipica zona della Stiria, nell’Austria sud-orientale. Nello scenario attuale il 47% dell’energia per il riscaldamento deriva da biomasse legnose. Lo studio ha poimesso a confronto due scenari estremi, 100% biomasse contro 100% fonti fossili.

Nel primo caso è stata ipotizzata la totale sostituzione delle attuali caldaie a fonte fossile, con caldaie a legna, cippato e pellet. La manutenzione e l’esercizio dei nuovi e degli attuali impianti alimenta il valore economico regionale di 6,5 milioni di euro all’anno, il valore aggiunto regionale corrisponde quindi mediamente a 1.215 euro per impianto. Se tutte queste caldaie fossero, almeno una volta all’anno, manutentate e rifornite con il bio-combustibile, questo creerebbe 61 posti di lavoro a tempo pieno. L’occupazione specifica per 1.000 impianti, ascrivibile alla loro manutenzione ed esercizio, è complessivamente di 11 posti di lavoro a tempo pieno. Questo scenario abbasserebbe a 1,6 milioni di euro la perdita di valore economico per la regione modello, considerando la manutenzione e l’esercizio degli impianti, e a 1.600 tonnellate l’emissione annua di CO2.

Lo scenario 100% fossile ipotizza, invece, che la regione modello sia riscaldata completamente con caldaie alimentate a gasolio e gas, nella stessa proporzione attuale. Nella fattispecie il valore economico regionale sarebbe di 1,1 milioni di euro. Se tutte queste caldaie fossero, almeno una volta all’anno, manutentate e rifornite con il combustibile fossile, sarebbero creati solo 8,5 posti di lavoro a tempo pieno. Per 1.000 impianti fossili, la manutenzione e l’esercizio crea solamente 1,5 posti di lavoro a tempo pieno. Lo scenario 100% fossile creerebbe quindi una perdita di valore economico per la regione di 15,1 milioni di euro e porterebbe le emissioni annue di CO2 a ben 58.000 tonnellate.

Il bilancio complessivo, quindi, vede una netta vittoria delle biomasse, sia per quanto riguarda le emissioni di CO2, sia per la creazione di valore economico e di posti di lavoro.

Riscaldare a legna è ecologico

Energie rinnovabili contro fossili

AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali

Valter Francescato AIELValter Francescato è Direttore Tecnico di AIEL, la più importante associazione italiana della filiera Legno Energia. Raccoglie oltre 300 soci ed è organizzata in gruppi di interesse, ovvero gruppi di aziende che operano nello stesso specifico segmento della filiera (produttori professionali di biomasse, produttori e distributori di pellet, di apparecchi domestici a biomassa, di caldaie e applicazioni minicogenerative, installatori e manutentori di impianti a biomassa).

Da sempre l’associazione ha come filo conduttore la qualità, elemento essenziale per rafforzare la credibilità del settore. Per tale motivo le aziende che aderiscono ai vari gruppi devono essere dotate delle certificazioni di riferimento: i produttori professionali devono intraprendere un percorso di qualità per immettere sul mercato unicamente cippato e legna da ardere conformi alla norma, i produttori e distributori di pellet devono essere certificati in base allo schema ENplus e i produttori di tecnologie (stufe e caldaie) in base alle norme europee di riferimento.

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